Bergoglio e Biden: Via i Brevetti sui Vaccini 

 

La parola pandemia deriva dal greco pandemos, ove demos significa popolazione e pan significa tutti. Tale termine indica quindi l’esposizione dell’intera popolazione mondiale a una comune malattia. È ciò che stiamo vivendo ormai da più di un anno e mezzo.

Ma se la minaccia è globale, la risposta non può assolutamente essere locale. Infatti gli scienziati di tutti i Paesi si sono scambiati dati sul coronavirus Covid 19, sia per comprendere la genesi e la diffusione della malattia, sia per trovare medicine per la cura e un vaccino per prevenire l’infezione. Gli sforzi sono stati immani e con un rilevante impiego di risorse e fondi pubblici investiti sulla ricerca. Tali sforzi hanno avuto risultati così evidenti che in meno di un anno abbiamo la disponibilità di alcuni vaccini che ci aiuteranno a combattere la virulenza della malattia, la relativa mortalità e i suoi effetti infiammatori più deleteri sul sistema respiratorio di chi ne viene colpito.

Su queste pagine abbiamo già affrontato l’argomento vaccini sottolineando l’importanza che essi siano disponibili per tutti e a costi contenuti. Ma per consentire tutto ciò è fondamentale che tanti Paesi appoggino l’iniziativa presentata a ottobre scorso da India e Sudafrica, in sede WTO – World Trade Organization – Organizzazione Mondiale del Commercio, in merito alla sospensione temporanea per i brevetti dei vaccini. Questa proposta, che è sostenuta anche da un centinaio di nazioni in via di sviluppo, non ha finora ottenuto grande successo a causa del veto di importanti membri del WTO, come Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito, Giappone e Brasile. Ma durante le ultime riunioni del Consiglio Generale dell’Organizzazione Generale del Commercio si è aperta una falla di non poco conto nel fronte comune di coloro che si oppongono alla moratoria sulla proprietà intellettuale dei brevetti. Il presidente degli USA Biden, forse anche perché sollecitato in tal senso da una lettera di 175 fra ex capi di stato, premier e premi Nobel del calibro di Joseph Stiglitz, Muhammad Yunus, Gordon Brown, Romano Prodi e Francois Hollande, si è detto favorevole al ricorso alla clausola di salvaguardia, la cosiddetta licenza obbligatoria.

Pure la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen pare favorevole a un cambio di rotta, ma sul fronte del vecchio continente bisogna registrare che la maggioranza del Parlamento Europeo la pensa in maniera diversa, difendendo gli interessi e i profitti delle imprese multinazionali del farmaco, anche a discapito della salute dei cittadini.

Infatti a fine aprile, proprio mentre in Italia si approvava il PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che vale ben 235,6 miliardi di euro, a Strasburgo non veniva approvato sia l’emendamento presentato dalla sinistra europea che definisce «…i vaccini beni pubblici mondiali da garantire a tutti» sia l’altro che invitava l’Unione Europea a «…sostenere l’iniziativa di India e Sudafrica presso il WTO finalizzata a sospendere temporaneamente i diritti di proprietà intellettuale sui vaccini stessi».

Appare interessante andare a controllare come hanno votato su queste importanti questioni i parlamentari italiani presenti a Strasburgo. Ebbene, hanno appoggiato gli emendamenti della Sinistra Europea di The Left e dei Verdi sia i parlamentari del Movimento 5 Stelle che quelli del PD, stavolta schierandosi in disaccordo con Socialisti e Liberali. Si sono invece astenuti i parlamentari di Lega e Fratelli d’Italia, che spesso, ma solo a parole, si schierano contro i profitti e gli interessi delle multinazionali. Hanno votato contro quelli di Forza Italia schieratisi insieme al blocco compatto costituito dal Partito Popolare Europeo, Socialisti e Liberali.

Eppure la questione è vitale, perché andando a controllare le statistiche sulla distribuzione dei vaccini nel mondo, riportate dal sito www.ourworldindata.org , ai primi di maggio si osserva un’ampia disuguaglianza tra Paesi ricchi del Nord e Paesi in via di sviluppo del Sud. Infatti negli Stati Uniti il 74 % della popolazione ha ricevuto almeno una dose del vaccino, nel Regno Unito il 75%, in Germania il 36% e in Italia il 35%. Tra i Paesi poveri si osservano percentuali scandalose, per esempio l’India, che produce il maggior numero di vaccini ha somministrato la prima dose solo all’11,3% della sua popolazione, perché gran parte delle dosi prodotte vengono esportate. In Bangladesh solo il 5,4% ha ricevuto una dose, nelle Filippine l’1,8%, in Pakistan l’1% e in Nigeria un misero 0,6%. Ma sono i dati aggregati che fanno maggiormente impressione, in sintesi le nazioni ricche del Nord hanno vaccinato una persona su 4, quelle povere del Sud una su 500.

Del resto è fin troppo chiaro che il numero delle vittime dell’influenza Sars Cov-2 è strettamente correlato, in maniera inversamente proporzionale, alla disponibilità e alla somministrazione dei vaccini, ma questo secondo i responsabili della Campagna Europea Diritto alla Cura https://noprofitonpandemic.eu/it/ non pare smuovere i vertici dell’Unione Europea, anche perché la cancelliera tedesca Angela Merkel, pure per tutelare gli interessi della piccola azienda teutonica Biontech, si è subito detta contraria, né quelli del governo dell’Italia. Infatti il comitato italiano per la sospensione dei brevetti, costituito da un centinaio di associazioni, ha scritto una lettera in merito a Mario Draghi, ma per ora il presidente del Consiglio non ha ancora risposto.

Sicuramente la recente mossa aperturista di Biden e della sua delegata al commercio presso il WTO, Katherine Tai, hanno spiazzato e preso in contropiede la maggioranza dei governanti del pachidermico continente europeo. Infatti sia Macron che Draghi si sono limitati a dichiarazioni di circostanza sull’importanza dei vaccini come bene comune globale di cui è necessario aumentare la produzione. Il rischio però è che ci si limiti esclusivamente a un aumento delle donazioni da parte della aziende produttrici di vaccini e di istituzioni varie, insomma poco più di un po’di carità e buone intenzioni. Questo perché in Europa nessuno vuole mettersi contro le mega imprese transnazionali farmaceutiche. Quindi resterà inascoltato pure l’appello del Papa sulla sospensione dei brevetti sui vaccini, che recentemente è arrivato a dichiarare: «…una variante di questo virus è il nazionalismo chiuso, che impedisce, ad esempio, un internazionalismo dei vaccini. Un’altra variante è quando mettiamo le leggi del mercato o della proprietà intellettuale sulle leggi dell’amore e della salute dell’umanità. Un’altra variante è quando creiamo e promuoviamo un’economia malata, che permette a pochi molto ricchi di possedere più del resto dell’umanità, e modelli di produzione e consumo distruggono il pianeta, la nostra casa comune». Insomma l’Europa come al solito si riempie la bocca con le cosiddette proprie radici cristiane solamente quando vuole restringere il campo dei diritti e quasi mai quando sarebbe opportuno estenderli.

Eppure durante un’epidemia mondiale dovuta a un virus che non rispetta né si ferma ai confini nazionali, sarebbe necessario cambiare l’ordine delle priorità e invertire al più presto la rotta, perché se la minaccia è globale pure la risposta deve essere globale. È chiaro che o ci si salva tutti assieme o non ci si salva.

 

 

© 2021  Pierstefano  Durantini

 

 

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